Auto Cinesi e Green Deal: Opportunità e Sfide per il Mercato Europeo

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Il recente evento #FORUMAutoMotive, tenutosi a Milano, ha riunito esperti del settore automobilistico per discutere delle opportunità e delle sfide che l’arrivo delle auto cinesi può offrire al mercato europeo. Il dibattito si è concentrato su temi strategici legati al Green Deal e alla transizione verso la neutralità tecnologica.

L’impatto delle Auto Cinesi sul Mercato Europeo

L’entrata delle auto cinesi in Europa, soprattutto quelle elettriche, è vista come una doppia opportunità: per la transizione ecologica e per la crescita della competitività. Pierluigi Bonora, giornalista e promotore del movimento #FORUMAutoMotive, ha aperto l’incontro illustrando l’importanza di una mobilità a zero emissioni. A inaugurare i lavori è stato il Ministro dell’Ambiente e Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, il quale ha sottolineato come l’arrivo delle auto cinesi possa aprire nuove prospettive ma anche richiedere un’attenta regolamentazione.

Massimo Artusi, Presidente di Federauto, ha evidenziato che la qualità dei camion cinesi è in crescita e che il mercato dei pullman elettrici, dominato da aziende asiatiche, è pronto per soddisfare le esigenze di un’Europa che punta sulla sostenibilità. Allo stesso tempo, Paolo Daniele Cirelli della Cirelli Motor Company ha ricordato che le auto cinesi stanno diventando sempre più simili a quelle europee, con un rapporto qualità-prezzo vantaggioso e una crescente rete di concessionari dedicati.

La Sfida del Green Deal Europeo

Uno dei temi centrali affrontati durante il forum è stato il Green Deal europeo e la sua attuazione. Il Green Deal mira a fare dell’Europa il primo continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050, ma i relatori hanno mostrato visioni contrastanti. Camillo Piazza, Presidente di Class Onlus, ha espresso la necessità di una politica industriale più forte da parte dell’Italia, evidenziando come i fondi del PNRR siano stati in gran parte destinati a veicoli elettrici stranieri, senza creare ricadute significative sul settore produttivo nazionale.

Al contrario, Andrea Taschini, manager automotive, ha definito il Green Deal una «grande burla», affermando che l’Europa non è competitiva sui costi energetici e che dipende fortemente dai materiali importati dalla Cina, come il litio e la grafite, necessari per le batterie.

Neutralità Tecnologica: la Nuova Direzione?

Il Green Deal della Commissione Europea si orienta ora verso la neutralità tecnologica, una prospettiva che mira a non favorire solo l’elettrico, ma anche altre soluzioni sostenibili. Geronimo La Russa, Vice Presidente di ACI, ha sottolineato che l’Italia è stata promotrice di questa posizione a livello europeo, sostenendo che l’approccio “solo elettrico” rischia di confondere i consumatori e rallentare il mercato. Gianni Murano, Presidente di UNEM, ha aggiunto che l’unica strada verso una transizione efficace è quella di aprirsi a tutte le tecnologie.

D’altra parte, Fabio Pressi di a2a E-Mobility ha sottolineato l’importanza degli incentivi per colmare il divario di costo tra auto elettriche e auto tradizionali. Questo, secondo lui, è fondamentale per spingere i costruttori ad adeguarsi e per facilitare il passaggio verso un modello di mobilità sostenibile. Toni Purcaro di DEKRA Italia ha ribadito che i costi elevati delle vetture elettriche rappresentano una barriera all’adozione di massa, mentre Marco Seimandi di Westport Fuel Systems ha citato il metano come una valida alternativa sostenibile.

Il Futuro dell’Auto in Europa

In conclusione, il forum ha aperto prospettive interessanti per il settore automotive, suggerendo che l’arrivo delle auto cinesi possa rappresentare sia un’opportunità sia una sfida. L’adozione del principio di neutralità tecnologica potrebbe consentire una transizione più equilibrata, promuovendo non solo l’elettrico ma anche alternative come i bio-fuels e i veicoli a metano, che potrebbero svolgere un ruolo cruciale in alcuni Paesi, come l’Italia.

Con un mercato in rapida evoluzione, l’Europa è chiamata a definire un quadro normativo chiaro e flessibile, in grado di sostenere sia la competitività dell’industria locale sia il rispetto degli obiettivi climatici. Come ha affermato Andrea Taschini: «L’Europa non può permettersi di diventare ostaggio delle importazioni cinesi e di una politica energetica univoca. Serve un approccio più aperto, che includa anche le nostre eccellenze industriali e infrastrutturali».

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