Federmotorizzazione Confcommercio Mobilità sollecita l’intervento delle istituzioni europee per contrastare l’ingresso massivo di auto cinesi in Europa attraverso la Turchia, che sfrutta l’unione doganale con l’UE per aggirare i dazi.
Federmotorizzazione Confcommercio Mobilità ha portato all’attenzione della Commissione Europea una problematica che rischia di compromettere la competitività dell’industria automobilistica europea. La questione riguarda l’ingresso massiccio di automobili cinesi nel mercato dell’Unione Europea attraverso la Turchia, sfruttando l’accordo di unione doganale tra Ankara e Bruxelles, che consente la circolazione delle merci senza dazi.
«L’accordo con la Turchia rischia di diventare un canale privilegiato per i produttori cinesi, permettendo loro di evitare i dazi che gravano sulle importazioni dirette dalla Cina verso l’Europa», spiega Carlo Fidanza, capo delegazione ECR Group e membro della Commissione TRAN, che ha presentato un’interrogazione ufficiale al Parlamento Europeo per fare luce sulla questione.
Come funziona l’unione doganale tra UE e Turchia
L’unione doganale tra UE e Turchia, in vigore dal 1995, permette alle merci di circolare liberamente senza l’applicazione di dazi doganali. Questo accordo, che ha lo scopo di facilitare gli scambi commerciali, potrebbe però essere utilizzato come una via per aggirare le restrizioni imposte dall’UE sulle importazioni cinesi. Negli ultimi anni, i dazi imposti sulle auto cinesi sono stati innalzati fino al 31,3% per contrastare pratiche commerciali ritenute scorrette.
«È chiaro che l’industria automobilistica europea è sotto pressione e, in questo scenario, l’accordo di libero scambio tra UE e Turchia potrebbe rappresentare una falla significativa», ha dichiarato Fidanza. La questione diventa ancora più preoccupante considerando che, nel 2023, la Turchia ha prodotto 1,4 milioni di veicoli, un numero destinato a crescere grazie agli investimenti di colossi cinesi come BYD e Chery.
I rischi per l’industria automobilistica europea
Secondo Federmotorizzazione, l’ingresso di auto cinesi attraverso la Turchia non rappresenta solo una minaccia per la competitività dei produttori europei, ma anche per la stabilità di un settore che già deve affrontare sfide legate alla transizione energetica e alle nuove normative ambientali. «Se non verranno introdotti controlli rigorosi sugli accordi commerciali con Paesi extra-UE, l’industria automobilistica europea potrebbe subire ulteriori danni», afferma Federmotorizzazione.
I dazi imposti alle auto cinesi hanno lo scopo di bilanciare il mercato, garantendo una competizione leale tra produttori. Tuttavia, l’accordo doganale con la Turchia rischia di diventare uno strumento per aggirare tali misure, creando uno squilibrio nel mercato europeo. Federmotorizzazione ha quindi chiesto alla Commissione di intervenire per evitare l’uso improprio dell’unione doganale.
La risposta dell’Unione Europea
L’interrogazione avanzata da Fidanza mira a ottenere risposte concrete dalla Commissione Europea su tre punti principali: innanzitutto, capire se la Commissione è a conoscenza della strategia di ingresso delle auto cinesi tramite la Turchia; in secondo luogo, conoscere quali misure verranno adottate per proteggere la competitività dell’industria automobilistica europea; infine, appurare chi e come assicurerà che l’accordo con la Turchia non venga utilizzato in modo improprio.
Il Parlamento Europeo ha già avviato il dibattito sulla questione, e l’industria automobilistica attende con ansia risposte che possano garantire pari condizioni per tutti i produttori. «Non è solo una questione di tariffe o dazi, ma di equità e correttezza nel mercato globale», ha commentato Federmotorizzazione.
Investimenti cinesi in Turchia: una strategia a lungo termine
Il rapporto tra Turchia e Cina si è rafforzato negli ultimi anni, con investimenti significativi da parte di produttori automobilistici cinesi nel territorio turco. Marchi come BYD e Chery stanno investendo pesantemente nella costruzione di impianti di produzione in Turchia, approfittando delle condizioni favorevoli offerte dal governo e dalla posizione strategica del Paese.
Questi investimenti, se non controllati adeguatamente, potrebbero trasformare la Turchia in un hub di esportazione per auto cinesi verso l’Europa, bypassando le normative UE sui dazi. «La Turchia sta diventando un punto nevralgico per il mercato automobilistico cinese, ma l’Europa deve essere pronta a difendere i propri interessi», ha sottolineato Fidanza.
L’appello di Federmotorizzazione: proteggere il mercato europeo
Federmotorizzazione Confcommercio Mobilità invita le istituzioni europee a prendere provvedimenti urgenti per evitare che il mercato europeo venga travolto da una concorrenza sleale. «La nostra priorità è proteggere le imprese europee, già messe a dura prova dalle sfide economiche e ambientali», ha dichiarato l’associazione, che rappresenta 125.000 imprese italiane operanti nel settore della mobilità e occupa circa 450.000 addetti.
L’appello di Federmotorizzazione è chiaro: «Dobbiamo garantire che gli accordi commerciali con Paesi extra-UE, come la Turchia, vengano utilizzati in modo corretto e non come scappatoie per aggirare le regole del mercato.» L’associazione si impegna a sensibilizzare l’opinione pubblica e i settori interessati su questa situazione critica, che potrebbe avere gravi ripercussioni sull’economia europea.
Quali misure può adottare l’UE?
La Commissione Europea potrebbe introdurre controlli più stringenti sugli accordi commerciali tra UE e Turchia, imponendo misure per garantire che le auto prodotte in Turchia non siano semplicemente auto cinesi esportate attraverso un canale alternativo. Inoltre, sarebbe fondamentale stabilire un sistema di verifica per accertare l’origine dei veicoli e garantire che le produzioni turche rispettino le normative europee.
La battaglia per una concorrenza equa è solo all’inizio, ma l’industria automobilistica europea è decisa a difendere i propri diritti e la propria competitività.