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Dacia Bigster
Il responsabile del design di Dacia, David Durand, ci svela il processo creativo dietro il Bigster e come il marchio si evolve mantenendo prezzi accessibili.
Durante la presentazione ufficiale del nuovo Dacia Bigster, ho avuto il piacere di poter chiacchierare con David Durand, a capo del design del brand rumeno.
Quando è nato lo stile di design del nuovo Dacia Bigster?
«In realtà, quando Luca De Meo è arrivato alla guida del gruppo Renault, ci ha subito detto che Dacia era un “tesoro”, un marchio eccellente all’interno del gruppo, ma non abbastanza attraente. Tutti volevano copiarci, ma nessuno conosceva la nostra ricetta. Per questo ci ha suggerito di ripensare al marchio e renderlo più desiderabile».
Quali sono stati i cambiamenti apportati?
«Abbiamo disegnato un nuovo logo, scelto nuovi colori e iniziato a lavorare sul Duster. Ma Luca ci ha detto che non dovevamo concentrarci solo sul Duster, bensì pensare anche a un SUV del segmento superiore, e così è nato il progetto Bigster. Abbiamo lavorato contemporaneamente su due modelli, cosa che non accadeva spesso, e questo ha reso il progetto molto stimolante».
C’è un legame diretto tra Duster e Bigster?
«Certo, il Bigster nasce dall’idea di un Duster, ma abbiamo voluto creare un veicolo completamente nuovo. Non si tratta semplicemente di un Duster allungato, bensì di un SUV del segmento C, che si distingue per dimensioni, design e caratteristiche. Ad esempio, per il Bigster abbiamo alzato il tetto di 35 mm, aumentando l’altezza delle porte, del parabrezza e dei finestrini».
![](https://talots.it/wp-content/uploads/2024/10/David-Durand-foto-Dacia.jpg)
Come avete bilanciato il design del Bigster?
«Abbiamo lavorato molto per bilanciare il veicolo, rendendolo robusto e ben proporzionato. Un cofano troppo corto con un abitacolo ampio avrebbe reso la macchina poco armoniosa. Per questo abbiamo allungato il passo e posizionato il parabrezza più indietro, in modo da avere un cofano più lungo e un design complessivamente equilibrato».
Il passaggio al segmento C ha rappresentato una sfida per Dacia?
«Sì, siamo molto bravi a lavorare nel segmento B, ma il segmento C era una novità per noi. Ci siamo chiesti se il nostro approccio, che punta a offrire l’essenziale a prezzi accessibili, fosse accettabile per i clienti del segmento C. Abbiamo fatto molti test con i consumatori, in Germania e in Italia, per capire le loro reazioni. In generale, sono stati molto positivi, ma ci hanno consigliato di prestare attenzione ad alcuni dettagli come l’uso della plastica opaca, che può sembrare economica in un SUV di questo livello».
Quali modifiche avete apportato in base ai feedback ricevuti?
«Abbiamo migliorato alcuni dettagli, ad esempio inserendo una griglia frontale lucida e lavorando su elementi estetici che donassero una maggiore eleganza al veicolo, senza però aumentare troppo i costi. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di mantenere un equilibrio tra estetica e accessibilità».
Come riuscite a mantenere il prezzo del Bigster sotto i 30.000 euro?
«Il nostro approccio è basato sul processo di “design to cost”. Stabiliamo il prezzo massimo che vogliamo raggiungere e lavoriamo sui singoli componenti per ridurre i costi senza sacrificare la qualità. Ad esempio, per i fari, abbiamo deciso di usare LED per le luci diurne e per gli abbaglianti, ma abbiamo mantenuto una lampadina tradizionale per gli anabbaglianti, che sono meno usati e non influiscono negativamente sull’esperienza di guida. In questo modo, risparmiamo sui costi senza compromettere le prestazioni».
Avete anche lavorato su processi produttivi innovativi?
«Sì, ad esempio, per il tetto bicolore del Bigster, abbiamo utilizzato una nuova tecnologia. Invece di verniciare e cuocere l’auto due volte, con un notevole consumo energetico, abbiamo investito in un robot che applica direttamente i pixel sul tetto. Questo riduce notevolmente i tempi di lavorazione e l’energia necessaria. In futuro, questa tecnologia ci permetterà di personalizzare ulteriormente i veicoli, ad esempio creando motivi o grafici personalizzati sul tetto».
Cosa ci riserva il futuro per Dacia e il Bigster?
«Il Bigster continuerà a evolversi, e stiamo già lavorando su altre auto del segmento C. Stiamo cercando di mantenere il nostro DNA, concentrandoci su design accessibili e essenziali, ma allo stesso tempo stiamo sviluppando nuove tecnologie per migliorare ulteriormente la qualità dei nostri veicoli. Ad esempio, il Bigster è il primo Dacia con cerchi da 19 pollici, ma non sarà l’ultimo modello con caratteristiche di fascia alta. Dacia non vuole diventare un marchio premium, ma puntiamo a crescere passo dopo passo, mantenendo i nostri valori».
Come vedi l’evoluzione del mercato?
«Con l’aumento dei prezzi delle automobili, sempre più persone si rivolgono a Dacia. I consumatori stanno rivalutando l’importanza del possesso dell’auto e preferiscono investire in altre attività. Molti dei nostri clienti apprezzano il fatto che Dacia offra un prodotto solido e affidabile, a un prezzo accessibile, permettendo loro di dedicare risorse ad altri aspetti della vita. Questo è il nostro obiettivo: offrire auto accessibili senza compromettere la qualità e il design».
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