
Con l’avvicinarsi di ottobre 2025, il clima attorno alla regolamentazione del traffico a Milano si fa incandescente. A far discutere sono le nuove restrizioni imposte dal Comune sulla circolazione dei motocicli più datati, che coinvolgono una parte considerevole del parco circolante. Secondo i promotori del referendum abrogativo, si tratta di un provvedimento sproporzionato che rischia di penalizzare ingiustamente decine di migliaia di cittadini, senza reali benefici ambientali.
I dati che mettono in dubbio l’efficacia del provvedimento
Secondo i dati forniti da ACI, su circa 193.000 motocicli presenti nel capoluogo lombardo, oltre 71.000 rientrano nelle classi Euro 0, 1 e 2. Una quota pari al 37% del totale che, con l’entrata in vigore del blocco, verrebbe estromessa dalla rete urbana. E il quadro si aggrava considerando il futuro stop agli Euro 3 previsto per il 2028, che coinvolgerebbe quasi l’80% del parco moto milanese.
Ma le perplessità non riguardano solo i numeri assoluti. Le emissioni inquinanti generate da questi veicoli, secondo i dati dell’Agenzia europea per l’ambiente, rappresentano appena l’1,3% del totale. I motocicli Euro 0, 1 e 2 – secondo elaborazioni su base SIMA 2025 – pesano per lo 0,11% sulle emissioni di gas serra, lo 0,24% su quelle di NOx e appena lo 0,06% sul particolato.
Una battaglia in nome dell’equità e della mobilità sostenibile
Simonpaolo Buongiardino, presidente di Assomobilità e figura di riferimento per Confcommercio Milano, ha espresso con forza la sua contrarietà: «Siamo favorevoli a una mobilità sostenibile, ma non a misure punitive che colpiscono chi non ha alternative. I motocicli rappresentano un mezzo pratico, economico ed ecologico per muoversi in città».
A sostegno della posizione espressa da Buongiardino, sono intervenuti anche altri esponenti del settore, come Ivan Bidorini della Federazione Motociclistica Italiana e rappresentanti di motoclub storici. Tutti uniti nel difendere non solo una categoria di utenti, ma un’intera filiera economica che rischia pesanti conseguenze.
Referendum come risposta democratica
Di fronte alla rigidità della misura, il fronte contrario ha scelto la via referendaria per dare voce alla cittadinanza. Due i quesiti presentati: uno per la revoca e uno per l’abrogazione delle norme comunali sui divieti alla circolazione dei motocicli. Se i Garanti del Comune daranno l’ok, partirà la raccolta delle 15.000 firme necessarie per andare al voto.
La petizione online, intanto, ha già superato le 20.000 adesioni. Un segnale evidente di quanto il tema sia sentito, non solo tra gli appassionati delle due ruote ma anche da chi vede nella moto un alleato quotidiano contro traffico e inefficienze del trasporto pubblico.
Blocco moto Milano: rischi per l’economia e per l’equilibrio urbano
Il blocco dei motocicli non comporterebbe solo problemi alla circolazione, ma metterebbe a rischio anche l’operatività di centinaia di officine, gommisti e rivenditori specializzati. Secondo le stime, l’impatto sulle attività commerciali sarebbe rilevante, con un calo del lavoro stimato fino al 40% per alcune categorie.
Inoltre, un possibile effetto collaterale del divieto potrebbe essere un aumento dell’uso dell’auto privata, con conseguente peggioramento della congestione urbana e delle emissioni complessive.
Blocco moto Milano: un appello alla ragionevolezza
La richiesta di confronto con l’amministrazione cittadina resta aperta. I promotori del referendum auspicano un ripensamento basato su dati scientifici, valutazioni ambientali trasparenti e un maggiore coinvolgimento dei cittadini nei processi decisionali. Perché ogni transizione, per essere giusta, deve essere anche inclusiva.