“È giunto il momento di scendere in piazza e incatenarsi”. Non usa giri di parole, Giorgio Boiani. E chi lo conosce lo sa, questo è il suo stile. Chiaro e diretto, sempre e comunque. Tema l’aumento della tassa sulle auto aziendali che salirà, secondo quanto previsto dal provvedimento inserito nella manovra di Governo 2019, dal 30 al 60% del valore del fringe benefit (ovvero della voce addizionale alla retribuzione, per lo più esente da imposte, corrisposta, sotto forma di beni o servizi come per esempio auto a disposizione, borse di studio, viaggi premio, ecc.) da un’azienda al proprio personale direttivo. E arriverà al 100% per le auto superinquinanti.

Aumento della tassa sulle auto aziendali, scenario catastrofico

Giorgio Boiani, presidente del Consorzio Doc di Lecco, Monza e Brianza, rincara la dose: “In un momento in cui si era riusciti a dare respiro ad un settore che aveva perso tanto negli anni precedenti, ora ci ritroviamo in una situazione che rischia di far crollare nuovamente il mercato. Questo è un Governo che sta, in modo scellerato, andando nella direzione opposta rispetto a quanto detto finora, ovvero di voler incentivare lo svecchiamento del parco circolante, l’immissione sul mercato di nuove motorizzazioni meno inquinanti eccetera. Stiamo remando al contrario”.

Fondamentale anche il settore della riparazione

Le aziende sono fondamentali, anche nel settore della riparazione: “Se non abbiamo la possibilità che la riparazione possa essere scaricabile, ci sarà anche meno voglia di manutenere l’auto, di cambiare gomme e figurati di cambiare la vettura stessa. Siamo arrivati veramente al momento in cui bisogna passare dalle parole ai fatti. Se un ministro delle attività produttive fa tavoli con 30 persone, perché è questo quello che succede, e in un’ora raccoglie feedback, dove vogliamo andare? In giro ci sono fior fior di professionisti nel mondo dell’università, dell’economia, della finanza, dell’imprenditoria pura. Persone che studiano i numeri di un settore. Al posto di dire stupidate, si faccia in modo che queste persone dimostrino a chi governa cosa vuol dire fare una manovra rispetto ad un’altra. E poi decidi se prendere una decisione che sembra penalizzante in quel momento ma che a lungo termine ti porterà ad un risultato diverso”.

L'episodio con l'Onorevole Capezzone

Boiani ritorna poi al passato, quando ebbe uno scambio con l’onorevole Capezzone: “Era vicepresidente della commissione finanze alla Camera. Avevo portato esempi su fiscalità auto di altre nazioni europee virtuose come la Germania, lui mi disse: ‘Ah però, interessante questa cosa. Me lo può lasciare che lo porto in commissione?’. Ti pare che un esponente della Camera a Roma abbia bisogno di un suggerimento da parte di un cittadino comune?”. La soluzione proposta da Boiani è semplice ed immediata: “Dobbiamo andare a Roma con i conti fatti da noi, da dare in mano a loro e dimostrare che cosa vuol dire fare una manovra come quella che hanno messo in piedi. Al Governo mancano competenze per prendere decisioni economiche, vanno prese da esponenti al di fuori della politica, da persone che sanno quello che fanno e dicono. Questo è quello che manca. Servono tecnici che capiscano di numeri ed economia, dove dimostrano che se investi 10 tra due anni porti a casa 100. Che sicuramente è meglio che portare a casa 5 oggi e distruggere un intero settore”.