Innovare il mondo delle costruzioni creando processi, materiali e prodotti tramite il codice, tramite degli algoritmi. Tanto da poter ottenere, dal nulla, persino una bicicletta. Andiamo alla scoperta di Index Lab, Index Lab, gruppo di ricerca multidisciplinare del Politecnico di Milano. Parola al professore Pierpaolo Ruttico.

Professor Ruttico, partiamo dall'inizio. Che cos'è Index Lab?

«Index Lab è un gruppo di ricerca multidisciplinare che ha l'obiettivo di innovare il settore delle costruzioni in laboratorio, sperimentiamo dei processi costruttivi. Inventiamo dei processi, inventiamo dei materiali, inventiamo dei prodotti nuovi che hanno un elemento comune, cioè il codice. Iinteso come algoritmi che governano dei processi, processi di progettazione, processi di costruzione».

E tutto questo si inserisce in un momento storico di grande evoluzione, con l’ingresso di robotica e intelligenza artificiale

«Esatto, viviamo in un momento storico straordinario, in cui la computazione ha permesso un'innovazione e un'accelerazione dell'innovazione incredibile; e per computazione intendo la la possibilità di generare degli algoritmi che in qualche modo facilitano il lavoro di tutti noi. Facilitano la progettazione e facilitano la realizzazione attraverso i robot. Oggi, nello specifico, l'intelligenza artificiale ci permette un'ulteriore cambio di paradigma, dove sostanzialmente non avvengono più dei processi deterministici e quindi ho un input, una formula e un output, ma è una sorta di scatola nera. L’intelligenza artificiale ci permette di ottenere degli output non conoscendo le formule e quindi questo apre scenari fino ad oggi inesplorati».

Il Professor Pierpaolo Ruttico di Index Lab

Il Professor Pierpaolo Ruttico di Index Lab

Uno di questi scenari è addirittura la creazione di oggetti fisici, partendo semplicemente da un'idea da un codice, per l'appunto.

«Partendo banalmente da un text prompt, da una riga di testo oppure anche da un'istruzione vocale, è possibile arrivare a un oggetto costruito, realizzato, toccabile con mano, senza la necessità di essere dei programmatori; quella che io chiamo molto spesso intelligenza incapsulata e conoscenza incapsulata».

Come ad esempio costruire una bicicletta in quattro ore

«Quello è uno degli output che siamo riusciti a generare in tempo record. Al momento questa bicicletta, che si chiama New One bike, è esposta in una mostra al Museo del design di Monaco di Baviera ed è la bici numero 70 di una collezione di 70 da fine ‘800 ad oggi, che rappresenta il processo produttivo più innovativo oggi disponibile, che è quello della stampa robotizzata».

Come funziona?

«Un robot si muove libero nello spazio, forma il telaio della bici e lo fa personalizzato sulle dimensioni dell’utente. Un processo unico, si può immaginare un futuro in cui si va al negozio per comprare una bicicletta, si fa la scansione del corpo e, in tempo reale, viene creata la bici. E questa è la cosa rivoluzionaria».

Parlando proprio di futuro: se dovessimo vederci fra due, tre anni, che cosa sarà successo?

«La velocità con la quale si stanno diffondendo i processi basati su AI subiranno un'accelerazione esponenziale, per il manufacturing è più lenta la curva. Probabilmente non sarà esponenziale perché c'è bisogno di investitori, c'è bisogno di avere fiducia in queste nuove tecnologie. Probabilmente ci vorranno le nuove generazioni affinché si arrivi con un mindset giusto; nel senso deve esserci anche la motivazione nell'affrontare nuove sfide con un'innovazione radicale. Ci vuole un cambio di paradigma nella mente di chi poi è imprenditore e vuole vedere i suoi prodotti sul mercato».

E le nuove generazioni, penso alle matricole, magari dei suoi corsi, ce l’hanno questo nuovo mindset, questa nuova visione?

«Assolutamente. È ormai dal 2008 che si parla di Computational Design e le matricole dal 2008 ad oggi hanno trasformato l'industria della progettazione in tutto il mondo. Chiaramente noi siamo una delle tante università che spinge questi temi, ma è tangibile, è toccabile con mano l'evoluzione che c'è stata. Oggi chi si laurea al Politecnico di Milano nei nostri corsi ha questa o possibilità, come dicono gli americani, di essere «in the Ring pushing the boundaries». C'è un mondo che regola, regolamenta, ed è giustissimo. E poi c'è un mondo di giovani leve che cerca di spingersi oltre i limiti».