Il mondo dello sport fa molta fatica ad integrarsi con quello delle innovazioni digitali e, soprattutto, con il modello del native advertising. I perché ad un’affermazione del genere sono molteplici, ma quello che vorrei sottolineare è che, prima o poi, anche una grande casta come quella sportiva dovrà decidersi a far crollare questo palazzo.

Sport, perché no al native advertising

Perché finora le aziende sportive, tranne alcune virtuose, non si sono ancora aperte al mondo del native advertising. Per motivi differenti, certo, ma soprattutto per una chiara e precisa motivazione: tutti parlano di sport, in continuazione. Perché pagare qualcuno (blogger, influencer, ecc…) per farlo? Non serve. Inoltre, a questa affermazione, ne va di pari passo un’altra di natura deontologica: i giornalisti non possono veicolare messaggi pubblicitari, secondo quanto stabilito dallo statuto dell’ordine dei giornalisti.

Il futuro è adesso

Fin qui, tutto chiaro. Ma rimane da chiedersi: si può andare avanti così? E’ lecito sperare che un mondo come quello sportivo possa produrre ancora interesse in futuro? La risposta è no. Perché nessun campo come quello sportivo ha bisogno di poter mostrare anche il lato bello del proprio essere: si parla sempre di doping, di corruzione, di sospetti, di gare truccate. Possibile che nessuno voglia uscire dal seminato e mostrare invece quanto di bello può offrire lo sport? E’ proprio questo l’obiettivo futuro: riuscire a veicolare un messaggio differente, dove poter far vedere che, in ambito sportivo, esiste anche una faccia bella.

Bambini, ma non solo

E la faccia bella dello sport è quella dei bambini, certo; ma anche delle aziende che s’impegnano, mettono soldi, per progetti che non sempre riescono ad ottenere la visibilità che serve. Recentemente sono stato a San Siro assieme agli amici di Nutrilite (CLICCA QUI PER LEGGERE), gente per bene che sostiene il Milan in qualità di sponsor ma anche la pallavolo e altre attività sportive. Domanda: ma chi, tra la gente comune, sa di questo?

Il native advertising nello sport è fondamentale

Ecco perché penso che il native advertising nello sport sia fondamentale. Forse nessuno ancora riesce a capirlo, ma prima o poi bisognerà destare la mente della gente. Parlare di tutto il movimento che ruota attorno ad un evento sportivo per far capire che l’evento non è fine a se stesso. Coinvolgere blogger, influencer e quant’altro per mostrare cosa e come funziona il mondo dello sport.

Barcellona, Real Madrid e Juventus a SportHackTag

Un appuntamento interessante sarà quello del 24 e 25 maggio prossimi, quando a Londra si terrà SportHackTag, il primo evento europeo dedicato alle innovazioni digitali nel mondo sportivo presso l’Emirates Stadium. L’ennesimo convegno sullo sport? Forse, ma sta di fatto che il progetto sviluppato dalle due agenzie italiane GEA World e Minimega Pubblicità a priori presenta un parterre per il quale conviene sicuramente partecipare. Confermati, infatti, Michele Uva, Direttore Generale della FIGC, Lega Serie A e Lega Serie B, Real Madrid, Barcellona e Juventus. E poi Andrea Ghizzoni Country Manager Italia di Tencent, il social media cinese, e molte altre: “SportHackTag è la risposta a un’esigenza ormai pressante nello sport business: facilitare il dialogo fra le aziende attive nel digital e gli stakeholder del mondo dello sport - ha dichiarato Riccardo Montefusco CEO di Minimega Pubblicità - la crescita esponenziale dei social media, negli ultimi 5 anni, ha permesso a club e leghe professionistiche di raggiungere un’audience vastissima e di espandersi a livello globale. Sono stati fatti passi avanti importanti da parte di tutti per assecondare questa evoluzione digitale, mancava però un posto dove i player della digital sports industry potessero confrontarsi per condividere esperienze e generare nuove opportunità di business, con SportHackTag adesso c’è”.

Lo sport travolto dai new media

Si parlerà di sport business, comunicazione pubblicitaria e molto altro. Perché i new media hanno preso alla sprovvista le società che operano nel settore sportivo, fagocitate da un mutamento nei comportamenti da parte dei loro fan e delle aziende che intendono investire in questo ambito. Servono nuove strategie, non semplicemente cercare di far crescere i propri followers. Veicolare il proprio brand tramite una maggiore visibilità e non solo. SportHackTag vuole porsi quale punto di riferimento per chi opera nel settore, dando la possibilità ai partecipanti di analizzare una serie di best practices, organizzare incontri one to one fra l’industria e i player del settore, sviluppando nuove opportunità di business.